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Giuseppe Garibaldi nel 1860 commissiono' ad Alessandro Dumas una guida su Napoli. L'opera «Napoli ed i suoi contorni»,di Dumas  è pubblicata  per la prima volta in edizione italiana dall'editore Pironti

 
 

E' in uscita presso l'editore napoletano Pironti l'opera di Alexandre Dumas «Napoli ed i suoi contorni», a cura di Véronique Bruez: L'opera fu commissionata allo scrittore francese  da Giuseppe Garibaldi nel 1860. «Napoli ed i suoi contorni» che Dumas volle realizzare in omaggio all'amico generale, fu pubblicata  in Francia in versione ridotta,  in una serie di articoli   su «Le Monde illustré» dal 24 febbraio al 17 agosto 1861, e   due anni dopo sull’«Indipendente».  «Napoli ed i suoi contorni» è finalmente pubblicata dopo circa 150 anni e per la prima volta in un’edizione italiana integrale. In «Napoli ed i suoi contorni» Dumas guida  il lettore in una viaggio ideale a visitare Napoli, tra mitologia e storia, fantasia e romanzo, dal Chiatamone fino a Miseno, passando per la tomba di Virgilio, i Campi Flegrei e Baia.

 
 
 
  Da «Napoli ed i suoi contorni»di Alessandro Dumas  
     
  D’una sola città al mondo fu detto: Vedermi e morire. Napoli è quella.Nella parte più ubertosa, nel luogo più pittoresco del suo impero benedetto appare Napoli, bella ninfa infingarda vagamente distesa sul golfo incantato. La crederesti una città d’Oriente, se l’Oriente avesse città degna d’essere comparata; ed, in effetti, Napoli è più che una città: è il sogno favorito delle nazioni, è la patria del sole, della musica e della poesia. Vi nacquero le Sirene, Tasso vi visse, Pergolesi v’è morto.
La bella antichità, sempre giovane, vergine sempre, ha rischiarato Napoli del suo sorriso nazionale. Partenope ne fu la prima regina, fra la bruma della sua aurora. Vide passare gli Argonauti, e fermarsi i Pelasgi ed i Troiani: Omero e Virgilio qui s’incontrarono. Né furono ignoti a Napoli, anche nell’antichità i nobili fatti e la gloria militare. Guidati da Roma i suoi figli conquistarono l’universo, diroccarono Cartagine, smantellarono Alessandria. Quando i barbari irruppero in Europa, li scacciarono dall’Italia. Alarico restò, ma nella tomba. Nell’evo medio, quando Benevento era metropoli del regno, resisterono a Carlo il Magno e fecero prigionieri Ludovico II e l’esercito suo. Sotto le bandiere di Boemondo e di Tancredi entrarono vittoriosi in Costantinopoli, con Goffredo di Buglione e i primi crociati. Ruppero i Turchi a Nicea, ed a Derilia Turchi e Persi: quattrocentomila cavalieri si deleguarono innanzi a loro, come l’arena del deserto incalzata dal vento. Ad Antiochia sbaragliarono seicentomila infedeli; centomila restarono sul campo di battaglia; quindicimila cammelli vennero in loro potere. Fondarono il primo regno d’Antiochia e posero fine alla prima guerra santa, tagliando a pezzi nella pianura d’Ascalona il possente esercito d’Egitto e d’Affrica, venuto sotto gli ordini di Salah-Eddin. Napoli fu quella che istituì quei cavalieri dell’ospedale e del tempio, che, cacciati i Cristiani dalla Palestina, restarono soli custodi del Santo Sepolcro.
Ma i secoli camminano, maturano i tempi: ecco venire il normanno Ruggiero, che darà origine al regno delle Due Sicilie. Dopo di lui Guglielmo il Malo ferirà al cuore l’impero di Bisanzio. Più tardi il napolitano Federico II stabilivasi nelle Puglie, ed era nominato, o meglio confermato re dei Romani in un concilio presieduto dal papa. Furono ancora soldati napolitani che presero parte alla vittoria contro i guelfi italiani, e che contribuirono col re Manfredi a salvar Firenze dopo la fatale giornata di Monteaperti, che, al dir di Dante, tinse l’Arbia in rosso.
Sotto i principi angioini Napoli divenne un regno che dominò mezza Europa. Furono ancora i Napoletani, che, condotti dal duca di Calabria, Alfonso il Guercio di casa Aragona, salvarono l’Italia e la fede facendo prigione in Otranto un’armata ottomana; e, quando per due secoli il regno delle Due Sicilie divenne colonia spagnuola, fu il napolitano Ettore Fieramosca, che contro i Francesi, vendicò a Barletta l’onore italiano. I Napolitani erano in quella grande battaglia di Pavia ove re Francesco I rendè la spada a uno di essi, il marchese del Vasto. Contribuivano a liberar Malta, ed avevan parte alla vittoria di Lepanto. Uludji pascià, che salvava allora l’impero ottomano dagli eserciti vincitori di Europa, era nato in Calabria. I Napoletani combatterono tutte quelle guerre che fecero celebri in Europa le famose bande italiane; da ultimo Carlo III di Borbone sbaragliò col loro concorso gli Austriaci alla battaglia di Velletri.
Noto è come morirono gli eroi della rivoluzione partenopea, Ettore Carafa, Cirillo, Caracciolo, e quella donna antica, cui Roma e Sparta avrebbero levato altari, e che aveva nome Eleonora Fonseca Pimentel.
Quando Napoli divenne alleata della Francia, i suoi figli pugnarono al nostro fianco, e, presso Vilna, salvarono in una scaramuccia Napoleone dai Cosacchi. Infine quel capitano degli zuavi, che piantò primo la bandiera francese sulla torre di Malakoff, era d’Aversa, ed aveva nome Giulio Simonetti.
 
 
 
 

Alexandre Dumas nacque in Francia, a Villers-Cotterêt, nel 1802 e morì a Puys, un paesino della Normandia, nel 1870. Di famiglia modesta, dopo studi irregolari e vari lavori, nel 1823 si trasferì a Parigi, dove si dedicò a tempo pieno alla letteratura e al teatro, raggiungendo una grande notorietà e un vastissimo successo di pubblico. Autore di oltre cento volumi fra romanzi e drammi, si avvalse di numerosi collaboratori, inaugurando un sistema di produzione letteraria commerciale destinato ad avere in seguito largo sviluppo. Tra le sue opere più importanti da ricordare che lo resero popolare in tutto il mondo, I tre moschettieri, Vent'anni dopo, Il visconte di Bragelonne, Il conte di Montecristo, La regina Margot.