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Il termine, la vetta
di quella scoscesa serpentina
ecco, si approssimava,
ormai era vicina,
ne davano un chiaro avvertimento
i magri rimasugli
di una tappa pellegrina
su alla celestiale cima.

Poco sopra
alla vista
che spazio si sarebbe aperto
dal culmine raggiunto...
immaginarlo
già era beatitudine
concessa
più che al suo desiderio al suo tormento.
Sì, l' immensità, la luce
ma quiete vera ci sarebbe stata?
Lì avrebbe la sua impresa
avuto il luminoso assolvimento
da se stessa nella trasparente spera
o nasceva una nuova impossibile scalata...
Questo temeva, questo desiderava

L'ultima poesia di Mario Luzi

Lunedi' 28 marzo 2005 ricorre il trigesimo del grande poeta Mario Luzi.

Riproponiamo gli ultimi versi di Luzi, dettati poche ore prima della morte alla sua assistente e amica,Caterina Trombetti.

 

 

Mario Luzi, e' nato nel 1914, è stato considerato l'ultimo grande protagonista della stagione dell'Ermetismo. Al 1935 risale la sua prima raccolta, «La barca», cui è seguito «Avvento notturno» (1940), testo chiave dell'Ermetismo fiorentino. Successivamente pubblica: «Un brindisi» (1946), «Quaderno gotico» (1947), «Primizie del deserto» (1952), «Onore del vero» (1957), confluiti con altri versi sparsi in «Il giusto della vita» (1960), «Nel magma» (1963), «Dal fondo delle campagne» (1965), «Su fondamenti invisibili» (1971), «Al fuoco della controversia» (1978, premio Viareggio), «Per il battesimo dei nostri frammenti» (1985), «Frasi e incisi di un canto salutare» (1990), «Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini» (1994), cui vanno aggiunti i poemetti drammatici inclusi in «Teatro» (1993) e i testi teatrali «Pontormo» (1995), «Io, Paola, la commediante» (1992) e «Ceneri e ardori» (1997).

Tema dominante della poesia di Mario Luzi è l'angosciosa contrapposizione tempo-eternità, individuo-cosmo. Il discorso che ne nasce (affidato a un pregnante linguaggio analogico) muove da una sorta di limbo lirico verso una realtà carica di presenze, di 'altri': questo colloquio col mondo degli uomini e della storia si piega a volte a dialogo familiare, altre volte diventa presa di coscienza del lacerarsi di una civiltà.

La sintassi, inizialmente costretta entro moduli chiusi, si accosta via via al parlato fino a raggiungere, da "Onore del vero" in poi, un singolare equilibrio di recitativo e canto. Mario Luzi ha tradotto da Shakespeare, Coleridge, Racine. Della produzione saggistica vanno ricordati "L'inferno e il limbo" (1949), "Studio su Mallarme" (1952), "Tutto in questione" (1965), "Vicissitudine e forma" (1974), "Spazio stelle voce" (1992), "Naturalezza del poeta" (1995).

Mario Luzi ha tradotto da Shakespeare, Coleridge, Racine. Della produzione saggistica vanno ricordati «L'inferno e il limbo» (1949), «Studio su Mallarme» (1952), «Tutto in questione» (1965), «Vicissitudine e forma» (1974), «Spazio stelle voce» (1992), «Naturalezza del poeta» (1995).

27 marzo 2005