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Si sceglie il successore del Grande Wojtyla

 

Il conclave si riunirà il18 aprile, nella cappella Sistina per eleggere il successore di Wojtyla al soglio di Pietro, il 265esimo Papa.
di Piero Fornara su Il SOLE 24 ORE

Sulla sua tomba una semplice lapide con la scritta Giovanni Paolo II 1920-2005. Dopo il solenne funerale di venerdì 8 aprile, con una folla mai vista, che più volte lo ha acclamato santo, la bara di papa Wojtyla è stata portata in processione nelle grotte vaticane, per essere tumulata nella cripta già di Giovanni XXIII (che, proclamato beato, ora riposa nella Basilica di san Pietro). Una cerimonia a porte chiuse, senza l'occhio mediatico delle tv che avevano trasmesso il funerale in tutto il mondo, alla quale è stata ammessa solo la cosiddetta «famiglia pontificia» e i prelati previsti dal cerimoniale.

Terminata la Messa esequiale, secondo un'antica consuetudine, per nove giorni consecutivi si svolgono particolari celebrazioni dell'Eucaristia in suffragio del Pontefice defunto, i Novendiali. Quindi comincia il Conclave che dovrà eleggere il 265° successore di Pietro: la Congregazione dei cardinali ne ha fissato l'apertura per lunedì 18 aprile. Come ha spiegato monsignor Pietro Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche, il rito dell'annuncio del nuovo Papa seguirà la tradizione secolare, anzi, oltre alla fumata bianca dal comignolo che sovrasta la Cappella Sistina, «si suoneranno anche le campane a festa, così i giornalisti lo potranno capire meglio».

L'inizio ufficiale del Conclave scatterà dopo l' «extra omnes» (fuori tutti) intimato da monsignor Marini. Le disposizioni per l'elezione del nuovo Papa, che completano la normativa esistente e la tradizione, sono state stabilite dalla Costituzione apostolica «Universi Dominici gregis», emanata da Giovanni Paolo II nel 1996 . La zona del Conclave comprenderà anche il residence di Santa Marta, per cui i cardinali non saranno propriamente «sotto chiave». Ma anche così non potranno avere contatti con l'esterno, nè via telefono, nè via radio. Non c'è un espresso divieto per Internet, ma sembra implicito, anche perchè i cardinali elettori dovranno astenersi dal ricevere o inviare messaggi di qualsiasi genere al di fuori della Città del Vaticano, essendo fatto naturalmente divieto che questi abbiano come tramite qualche persona ivi legittimamente ammessa. In modo specifico è fatto divieto ai Cardinali elettori, per tutto il tempo della durata delle operazioni dell'elezione, di ricevere stampa quotidiana e periodica, così come di ascoltare trasmissioni radiofoniche o di vedere trasmissioni televisive.

Elenco e biografie dei cardinali elettori

Costituzione apostolica «Universi Dominici grecis»

La Casa di Santa Marta, rimodernata nella seconda metà degli anni 90 per decisione di Giovanni Paolo II, farà parte del «recinto» del Conclave e per la prima volta sarà residenza dei cardinali elettori, ma le votazioni si terranno sempre nella Cappella Sistina, come avviene fin dal 1492 (a parte qualche eccezione). Ancora nei due conclavi del 1978 i cardinali, come accadeva da più di cinque secoli, avevano avuto a disposizione soltanto le sale attorno alla Cappella Sistina, alloggi di fortuna, scelti a sorte, spesso senza docce, né acqua corrente e neppure servizi igienici in camera. Saranno ammessi anche cerimonieri, confessori, due medici, infermieri, personale di servizio. Questa volta ci saranno anche «persone di sicura fede e provata capacità tecnica», che accertino che né nella casa, né nella Sistina «siano subdolamente installati mezzi audiovisivi di riproduzione e trasmissione all'esterno», cioè microspie o telecamere nascoste. È inoltre vietato registrare, riprodurre e trasmettere voci, immagini o scritti all'interno del Conclave.

I 117 elettori (nemmeno nel suo testamento Giovanni Paolo II ha reso noto il nome del cardinale «in pectore») sono i cardinali che non hanno ancora compiuto gli 80 anni. Nei due conclavi successivi alla riforma di Paolo VI, che innalzò a 120 il loro numero, furono 111 nel conclave del 25 agosto 1978 (finora il più affollato della storia), che avrebbe eletto Giovanni Paolo I e lo stesso numero (lo scomparso Luciani venne rimpiazzato da Wright, ammalato ad agosto) in quello del 14 ottobre, dal quale uscì Giovanni Paolo II. Tutti meno tre (accanto al decano del collegio cardinalizio Joseph Ratzinger, gli altri due sono il cardinale filippino Jaime L. Sin e lo statunitense William W. Baum, creati cardinali da Paolo VI) sono stati nominati dall'attuale Papa.

Gli italiani con diritto di voto sono 20, ma più di cinquanta Stati di tutto il mondo hanno cardinali elettori: 58 sono europei (Italia compresa), 14 provengono dal Nord America, 21 dall'America latina, 11 dall'Africa, 11 dall'Asia, 2 infine dall'Oceania. Anche se una sensibilità comune è innegabile, il collegio cardinalizio segue criteri diversi da quelli continentali o nazionali: basta ricordare che c'erano solo due polacchi tra i 111 cardinali che nel 1978 elessero Giovanni Paolo II. Nell’intonazione del «Veni Creator Spiritus» con cui si apre il Conclave i cardinali elettori hanno tradizionalmente identificato la garanzia di libertà e di indipendenza del ministero petrino. La convinzione profonda che sia lo Spirito Santo a guidare la Chiesa nei periodi di vacanza della Sede apostolica non ha però impedito nel corso della storia ingerenze politiche nella scelta del Papa.

Nel pomeriggio del primo giorno è previsto un solo scrutinio; nei giorni seguenti due votazioni sia al mattino che al pomeriggio. L'elezione del nuovo Papa avviene con i due terzi dei voti, computati sulla totalità degli elettori presenti, quindi servono 79 voti (però «nel caso in cui il numero dei cardinali presenti non possa essere diviso in tre parti uguali, per la validità dell'elezione del Sommo Pontefice è richiesto un suffragio in più»).

Soltanto in una fase successiva, se le votazioni precedenti non hanno avuto esito positivo - per la precisione dopo 14 giorni e 34 scrutini inutili - i cardinali possono decidere a maggioranza semplice come votare. Lo prevedono le disposizioni della citata Costituzione apostolica del 1996 ai punti 62, 63, 74 e 75. Aboliti i modi di elezione detti «per acclamationem seu inspirationem» e «per compromissum», i cardinali possono procedere unicamente «per scrutinium», cioè con le normali schede di voto.

La nomina va comunque accettata: «Acceptasne eletionem de te canonice factam in Summum Pontificem? (Accetti la tua elezione, canonicamente fatta, a Sommo Pontefice?)», è la domanda che porrà il cardinale Joseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio, all'eletto. Alla risposta affermativa seguirà l'ossequio dei cardinali, ultimo atto del Conclave, dopo che all'eletto sarà stata posta l'ultima domanda: «Quo nomine vis vocari? (Come vuoi essere chiamato?)» gli chiederà il decano e il nuovo Papa indicherà il nome che da quel momento in poi userà.

Il nuovo Papa indosserà la veste bianca e il primo dei cardinali diaconi, il protodiacono, (il cileno Jorge Arturo Medina Esteves) annuncerà alla gente riunita in piazza san Pietro: «Nuntio vobis gaudium magnum: Habemus papam» (Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa).

10 aprile 2005