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Sul National Geographic Italia di ottobre: L'influenza aviaria, una lotta contro il tempo
 

Il National Geographic Italia di ottobre, (in abbinamento con lo speciale "Katrina", con le straordinarie immagini dell'uragano che ha devastato New Orleans), dedica un servizio, sul pericolo pandemia da influenza aviaria, e sul lavoro che medici e scienziati di tutto il mondo stanno conducendo, in una lotta contro il tempo, per sconfiggere il virus dell'influenza aviaria H5N1 di origine asiatica che, mutando, potrebbe rendere possibile il contagio da un essere umano all'altro causando così un numero incalcolabile di vittime nell'intero pianeta. Il servizio parte dalle campagne del Vietnam, con il racconto del funerale di Ngoan, una bambina di appena dieci anni, uccisa dall'influenza dei polli. Il contagio, resta ancora sconosciuto. Prima di lei, una sessantina di persone nel Sud-Est asiatico sono morte a causa del virus.

Il dottor Robert Webster del Children's Research Hospital di Memphis, uno dei maggiori studiosi al mondo di virus influenzali, dice che il virus che ha ucciso, nel Sud Est asiatico, oltre 100 milioni di polli, "è il peggior virus influenzale, dal punto di vista della patogenicità". Il dottor Robert Webster, ha inoltre affermato di non aver mai visto, in 40 anni di ricerche, nulla di simile a quello che ha stroncato la vita di Ngoan.

Comunque, al momento, il virus H5N1 non è in grado di passare, se non in casi rari, dagli uccelli alle persone, né tantomeno da persona a persona, anche se gli studiosi lanciano l'allarme prima o poi H5N1 muterà in modo da essere trasmissibile da una persona all'altra, "causando nel mondo una pandemia di proporzioni epocali", avverte Jeremy Farrar, medico dell'Università di Oxford che lavora all'Ospedale per le malattie tropicali di Ho Chi Min City, in Vietnam. Jeremy Farrar teme una pandemia come la Spagnola, che nel 1918 causò circa 50 milioni di vittime nel mondo e solo in Italia provocò 375 mila morti accertate (ma, tenendo conto delle complicanze , i decessi sarebbero stati addirittura 500 mila). Oggi una pandemia analoga potrebbe causare fino a 360 milioni di morti nel mondo.

3 ottobre 2005